Anno del Signore 1697. Una piazza, un palchetto illuminato da lanterne, il pubblico si riunisce attirato dalla musica e da un'ammiccante fanciulla. Due Compagnie di Comici dell'Arte sono state costrette ad unire le forze per rappresentare, nelle piazze d'alcune città del Nord Italia, la commedia "Le mirabolanti fortune di Arlecchino". Mentre,sulle tavole del palcoscenico, si alternano i divertenti lazzi di Arlecchino, di Capitan Spaventa, di Colombina, del Magnifico e d'altri "tipi"comici, fuori scena pulsa la vita "reale" dei commedianti che li interpretano, in viaggio alla volta di Parigi in cerca di successo, tra generosità e invidie, screzi e favori, amori ed amorazzi, paure e speranze. Una "commedia nella commedia" liberamente ispirata a testi d'epoca, in cui rivive l'epopea della Commedia dell'Arte al punto che la ricerca di fortuna, in scena, da parte di Arlecchino, diventa metafora della ricerca di fortuna dei Comici dell'Arte.
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